L’Infiorata di Cusano Mutri. La partecipazione corale di una comunità ritrovata
Difesa dalle montagne che fanno da cornice al borgo medievale, la sannita Cossa sembra chiudersi in una conca che richiama figuratamente l’etimologia del nome. Il nome, che significherebbe coppa sembra già evocare un rimando alla tradizione dell’Infiorata e a questa simbologia floreale, in quanto ne ricorda la forma a calice del fiore. È al passaggio del Corpus Domini che gli abitanti di Cusano Mutri si preparano per l’Infiorata. Tra le montagne di Bocca della Selva, di Pietraroja e tra i boschi di S. Felice è un alternarsi di anziani, giovani, bambini, tutti impegnati nella raccolta di orchidee selvatiche, fiori di acacia, ginestre, bacche di tuia, foglie di bosso, romice, qui chiamato lingua di bue.
A stretto contatto con la natura si sprigiona quell’intimità del gruppo che si coltiva nell’appartenenza. L’esempio di comunità non chiusa in se stessa poiché sa coinvolgere e rendere partecipe il visitatore; la manifestazione del dono che si palesa attraverso lo scambio simbolico insito nell’evento; la difesa identitaria e la rigenerante attività giovanile che si sprigiona contro l’inquietudine e il disagio; tutto ciò è stato documentato in questo paese che non si limita a conservare la tradizione, ma la ricrea, la genera, offrendola al visitatore che difficilmente rimane spettatore.
“Sono sicuro che alla fine della giornata verrà voglia anche a voi di collaborare per la realizzazione delle opere. Siamo portatori sani di bellezza! Chiunque viene a farci visita, lentamente poggia il piede nel perimetro del quadro disegnato a terra, e inizia a chiedere: <
Seppure è tradizione abbastanza comune infiorare le strade per il passaggio della processione del Santissimo Sacramento, in questo paese la dominante distintiva e singolare la offre appunto il paesaggio.
La conoscenza dei luoghi dove ricercare i fiori è indispensabile e prevede una riappropriazione
Tutto il lavoro per il giorno dell’Infiorata ha inizio molto tempo prima dell’evento in sé che
Ma è solo una piccola percentuale dei tappeti, che coprono all’incirca i 2.500 m² di superficie
La conoscenza qui è ampia, è adatta ad ogni tipo di uso e nasce spontanea, seguendo gli adulti i bambini apprendono e suggeriscono, improvvisano e creano.
Gli aneddoti e i racconti cadono a pioggia, frutto di ritualità codificate che si tramandano, come il racconto di Lucia Franco. Delicatissime rose dal colore tenue che crescono su un albero spinoso sarebbero adatte per decorare i volti così difficili da ottenere con materiale diverso. Eppure Lucia
I racconti sono anche un trasporsi di idee e di insegnamenti. Non tutto può essere impiegato e di fronte ad un campo sterminato di papaveri il nostro viaggio prosegue, non è quello il luogo adatto perché quei fiori hanno petali che non resisterebbero al sole; pochissime acacie bianche quest’anno perché ha piovuto in abbondanza; e allora come ottenere i colori che necessitano?
“Si ma lui può farlo, è l’artista. Lui guida tutti noi e alla fine il suo diventa un capolavoro. Noi lo aiutiamo ma è lui che dirige. È lui che sa. Lui è ‘o Professore, ‘o mast!” suggerisce Luigi Franco, mentre si occupa del riempimento della greca con la posa di caffè, “nuovo esperimento di Tonino, che ha voluto osare quest’anno con un lavoro di precisione disegnando anche la greca al contorno del quadro”.
Interi gruppi familiari si adoperano alla ricerca dei fiori tra i campi; chi non vive più a Cusano ritorna da sempre per partecipare alla preparazione dei quadri, e la festa diventa simbolo coreutico e rappresentazione collettiva che disegna la strada dell’incontro.
Elisa e Gianni da anni realizzano il loro tappeto sulle orme di Caravaggio e sono gli unici a creare ai piedi del preziosissimo altare in legno nella Chiesa di San Pietro e Paolo un tappeto di polvere colorata ottenuta dalla miscela di fiori essiccati durante tutto l’anno. Elisa si preoccupa di recuperare il materiale floreale dalle cerimonie che si svolgono in chiesa e provvede all’essiccazione e alla macinazione dei fiori recuperati. Da questi ottiene una polvere profumata e finissima di blu, rosa, giallo, grigio.
Non dimentica questa gente, imprime un segno del loro ricordo nell’opera da realizzare e anche nel giorno di festa il pensiero è rivolto a chi ha condiviso, ha partecipato, ha contribuito a formare comunità. Come ha confermato Tonino che commosso guarda il tappeto e ritorna con il pensiero all’amico di Infiorata che non c’è più e a lui dedica anch’egli il suo capolavoro di perfezione. Questa gratitudine è un esporsi all’altro in una manifestazione di solidarietà che realizza una forte identificazione.
Dopo la raccolta arriva il momento del disegno per strada durante la notte del sabato, prima della festa. All’alba il paese d’improvviso si inonda di voci, colori, profumi, e i disegni prendono corpo, tutto è pronto, l’offerta simbolica al Cristo è adempiuta, lo spazio del quotidiano si trasformerà in spazio sacralizzato. Ed è sera.
La Processione del Corpus Domini calpesta i tappeti; il parroco, Don Pasquale, guida con passo indeciso, grato per tale affezione popolare, i fedeli sulle opere dedicate al Cristo. Al passaggio tutto viene distrutto, non rimane che la risoluzione salvifica di uno scambio simbolico, e questa distruzione presuppone una prossima rinascita.
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